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19 marzo 2002, ore 18.00, in Biblioteca
Multimediale a Settimo Torinese
Intervengono:
Lorenzo Miglioli - autore multimediale e dell'elettrolibro "Ra
- dio"
Daniela Calisi - collaboratrice Rainet
Andrea Balzola, drammaturgo e autore multimediale ("Storie
mandaliche", spettacolo di Tecnoteatro).
La poesia in rete assomiglia più della narrativa a ciò che
definiamo "scrittura mutante". Buona parte delle opere trovate
e raccolte nella mappatura dell'Osservatorio,
hanno più a che fare con la poesia combinatoria, un po' ludica,
che con la narrativa: poesia visiva, con l'uso di Flash, programmi generativi
che combinano i testi. Difficile parlarne senza vederla poichè
la dinamicità, la fluidità, il movimento non appartengono
all'immaginario della poesia cartacea. Lo stesso vale per il videogioco:
non puoi raccontarlo devi giocarci.
Si tratta dunque di una poetica e, in generale, di una narrazione fortemente
esperienziale. Si può dunque parlare quasi di un nuovo senso estetico,
di una nuova sensibilità artistica.
Questo è ciò che emerge, per esempio, dall'esperienza di
Lorenzo Miglioli, uno dei pionieri della letteratura elettronica in Italia.
Racconta dell'esperimento di Ra-Dio,
uscito nel 1993. Si trattava di un libretto di racconti lineari e di un
floppy disk, che conteneva l'ipertesto. Per leggerlo bisogna avere Storyspace,
un programma anticipatore di tutte le logiche che sarebbero state rese
esperienza dalla nuove tecnologie, creato in ambito univeritario umanistico,
per poter scrivere e leggere i racconti ipertestuali.
Miglioli racconta poi soprattuto della sua esperienza con la comunità
Dollydesign,
dove lavora a stretto contatto con le nuove generazioni che hanno un nuovo
background ma mancacano di una cultura di riferimento.
In che modo, dunque, insieme ad una poetica delle nuove generazioni,
esiste una poetica coi nuovi media e dei nuovi media? Una tentativo di
risposta viene da Andrea Balzola, drammaturgo e docente di arti multimediali
all'Accademia delle Belle Arti di Carrara. Anche a suo parere i giovani
sono destrutturati, sono in un flusso e non sanno dove posizionarsi.
Per quanto riguarda il tipo di scrittura che più lo riguarda da
vicino, quella del teatro, c'è anche un altro tipo di problema:
non si è saputo cogliere l'avvento delle nuove tecnologie e le
potenzialità insite in esse. Non si è compreso che l'uso
del computer rendeva la scena intelligente e rendeva possibile costruire
delle interfacce nuove.
Si è assistito da una parte al ritorno al testo tradizionale, dall'altra
si è partiti inseguimento del testo destrutturato. Ma Balzola non
crede nella narrazione "esplosa". Più interessante considera,
invece, il passagio dalla macronarrazione dal testo cui eravamo abituati,
alla micronarrazione non sequenziale con delle unità di testo compiute,
nomadi, che possono essere agganciate in un ambiente ipertestuale.
È interessante creare un ambiente ipertestuale e creare sinestesie:
che, a teatro, significa offrire la possibilità di creare, attraverso
le nuove tecnologie, una serie di interfacce che vivifichino lo spettacolo.
Ma ci vuole una scelta di fondo: aprire un laboratorio e decidere di non
chiuderlo. Ci troviamo davanti all'evento/avvento delle nuove tecnologie
e dobbiamo studiarlo poichè non lo conosciamo. Nell'ambito del
teatro non possiamo rifugiarci nel maquillage del teatro tradizionale.
O peggio nella restuaurazione, nell'istituzionalizzazione. Emerge la necessità
di riconnettere la sperimentazione con la formazione.
Balzola racconta poi l'esperienza di Storie
Mandaliche, un work in progress emerso dalla convergenza di professionalità
e competenze diverse tra loro. Laboratori aperti al pubblico che interagisce
nel momento della creazione, non a prodotto finito. Uno di questi laboratori
era proprio un ipertesto drammaturgico, ovvero sette storie con un unico
finale, che chiude storie collegate tra di loro. In ogni storia c'è
un personaggio protagonista che, a seconda dei personaggi che incontra,
genera narrazioni differenti. Il pubblico può sceglere quale storia
seguire, e lo spettacolo esiste in almeno venti versioni differenti.
Tutto ciò cercando di unire la tradizione dell'oralità dell'attore
cantarstorie con l'utilizzo delle nuove tecnologie: ad ogni storia corrisponde
una serie di immagini e di suoni generati dal computer. La gestualità
dell'attore generava suoni e immagini, e una telecamera che con un sensore
raccogliela i movimenti dell'attore.
In generale poi Balzola sottolinea l'esigenza di tornare ad utilizzare
la scrittura come recupereo della memoria. Oggi le nuove tecnologie hanno
esteso la memoria ma la hanno allo stesso tempo bruciata, con l'accellerazione
e la quantità di informazioni a disposizione. Non c'è deposito
di memoria e non c'è riflessione, la scrittura deve recuperare
questa funzione di deposito della memoria.
Ma la multimedialità ha a che fare sempre di più con la
rappresentazione e la scrittura diventa sempre più anche evento.
Lo testimonia l'intervento dell'ultima ospite della giornata Daniela Calisi,
collaboratrice Rainet - Smart web, scrittrice e performatrice di poesia
digitale. Racconta il suo progetto, il
Terzo Distributore Automatico di poesia: un'interfaccia di lettura
che consente di interagire fisicamente con testi dinamici. Un paesaggio
testuale capace di mutamento, un' interfaccia per leggere con il corpo
e tra breve anche per le strade della città di Torino.
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