Un articolo per la rivista dell’IRRSAE Liguria | |||||||||
Dal particolare al particolare, |
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Un itinerario che raduna idee, visioni della realtà, stili espressivi, tasselli di esperienze secondo il modello dell’abduzione, tanto caro a Sherlock Holmes e ai ragazzi d’oggi, nel passaggio costante dal particolare al particolare, nella tensione felicemente produttiva tra codici delle passioni e modelli di razionalità, tra respiro della critica teatrale e architettura della progettazione telematica. L’autore, esperto di teatri e nuovi media, sociologo della comunicazione e dello spettacolo, con una lunga esperienza di giornalista della carta stampata, propone con efficacia e originalità un testo connettivo, in cui ogni lettore può ritagliare cornici di rappresentazione di vissuti differenti e compositi e individuare molteplici ingressi all’opera. Nella sua natura di "nomade culturale" (p.7), pronto a dissodare terreni sempre nuovi del vivere e dell’apprendere, a sperimentare scritture che si muovono tra l’analogico e il digitale, tra le emozioni e le categorie razionali, Carlo Infante, impegnato a tradurre la pluralità dell’esistente nella configurazione altrettanto articolata della topografia digitale e con il preciso intento di evitare la fallacia del libro lineare, declina – all’interno di una riflessione modulare - tre percorsi strettamente connessi:
Tre percorsi che coinvolgono la scuola dell’autonomia, in cui competenze e saperi pregressi degli allievi gravitano sui parchi telematici, sollecitando i docenti a interpretare il ruolo dell’universo digitale nella costruzione delle dinamiche relazionali e delle conoscenze disciplinari. Sullo sfondo dell’intreccio multimediale, che mette in scena pratiche discorsive, processi di risemantizzazione del mondo e schemi di intervento sul reale del tutto inediti, compare il paradigma variegato della teatralità, in cui parole, significati, gesti, icone, similmente a quanto avviene per i multimedia, si incrociano e si mettono in relazione. Quando l’autore afferma che la scuola non deve perdere l’occasione di "dilatare il contesto dell’insegnamento-apprendimento all’interno della rete telematica" (p. 13), allude alla varietà di interazioni tra istituzione e territorio, in cui si sedimentano cambiamenti, traduzioni di schemi, invenzioni di geometrie sociali spesso inaudite. Nella dimensione ecologica dell’insegnare-apprendere, occorre che i docenti e i dirigenti – con i quali Infante ha lavorato in numerosi corsi di formazione - operino dentro il nuovo scenario digitale, praticando la cultura delle mescolanze e delle composizioni. Ma qual è il terreno comune tra mondo multimediale e teatralità? L’autore non esita a rintracciarlo nella tipologia dell’interattività, che interviene sia nel contesto telematico sia nel laboratorio teatrale. "Entrare nel gioco della comunicazione, per giocarlo. Per non essere giocati" (p. 17) è l’indicazione che Infante offre ai tecnici dell’istruzione e della comunicazione, rimarcando che le nuove forme di cittadinanza sono strettamente legate allo sviluppo di conoscenze plurime, multisensoriali, morfogenetiche che si possono ritrovare nelle due forme di navigazione praticabili dal lettore, quella della rete e quella dell’avventura teatrale. Nel carattere dialogico, transazionale dei nuovi media e della scena teatrale, dove attore-spettatore appaiono intrecciati da modalità comunicative, schemi percettivi e stili d’azione, si libera un potenziale d’intelligenza "che nel sistema culturale disciplinato e categorizzato non trova riconoscimento" (ivi). Come nella fruizione dell’azione teatrale linguaggio e corporeità entrano in sinergia così anche nella navigazione in rete, contrariamente agli stereotipi, la fisicità emerge nella sua stretta relazione con meccanismi, procedure, dimensioni elettroniche. Il saggio di Infante costituisce un luogo di riflessione per dirigenti, insegnanti, operatori culturali, sempre più consapevoli che l’assetto informatico modifica confini e limiti delle aree disciplinari, proponendo uno scenario stroboscopico, in cui conoscenze connettive e intelligenze collettive attraversano gli spazi invisibili dell’organizzazione e dei saperi. Nell’opera multimediale, l’approccio cognitivo è di carattere immersivo e suscita sinestesie simili a quelle che vengono provocate dall’azione teatrale, in un contesto che provoca la stretta interazione tra modelli razionali e processi percettivi. All’interno del paradigma della complessità culturale si include anche quell’apprendere ad apprendere, quella capacità di selezionare, organizzare, coordinare stimoli che deve caratterizzare sia la formazione degli alunni sia la formazione continua dei docenti. L’autore, tuttavia, avverte che "trattare dell’evoluzione dei modelli d’apprendimento in campo telematico […] in una fase di grande transizione come questa, comporta una problematica che va ben al di là dell’utilizzo didattico di un ipertesto" (p. 109). Occorre dunque che insegnanti e dirigenti sappiano superare il carattere di una cultura monomediale, basata sull’esclusività delle procedure alfabetiche, neutralizzando il rischio di entropia (compresenza e sovrapposizione di stimoli eterogenei) - al quale va incontro il processo educativo - e traducendo contenuti, metodi e discipline in una rete di mappe mentali. Tra corpi, arti elettroniche, bit e scene immateriali, si delinea un orientamento chiaro e preciso: neologismi a parte, la scuola del presente deve assumere quell’ambito sincretico che è la psicotecnologia, "in cui corpo e mente viaggiano insieme" (p. 27), dove carte concettuali di vario tipo riportano, da direzioni diverse, ad un territorio che è percorribile attraverso le infinite stanze della produzione culturale, vera e propria geografia dinamica, tipica di un’umanità che vive inventando costantemente il proprio mondo, come rileva Pierre Levy, uno degli interlocutori privilegiati di Carlo Infante. Nella ritualità immateriale della cibernetica l’autore colloca le coreografie interattive, nuovi riti dionisiaci delle tribù elettroniche, le icone di un teatro dell’ascolto oltre lo stereotipo delle immagini, i ritmi di una narratività riguadagnata nella dialettica spazio-tempo. Suggestiva e densa di trame per la riflessione la proposta di ripensare la teatralità come messa in scena di corpi e immagini elettroniche, nella frontiera sempre più labile tra consistenza della materia e immaterialità del mito, di cui l’azione teatrale è voce. Il binomio corpo-computer, che interviene nel teatro multimediale, crea interzone di pura percezione tra i mondi plurali in cui si muovono i ragazzi, i quali avvertono - come sosteneva Antonin Artaud - che il teatro è "transfert di forza, dal corpo al corpo", dalla realtà sociale alla prospettiva individuale, dalla storia del mondo ai micropercorsi di ognuno, dalla cultura condivisa alla sperimentazione di linguaggi e codici innovativi. Agli insegnanti e agli adulti il compito di riprogettare il transito fra emozioni e ragione, compiuto dalla facoltà dell’immaginazione, centrale nella dinamica teatrale e nell’evento multimediale e a cui sono legate, forse più di quanto si creda, le sorti dei nostri processi formativi. Non a caso, nella Direttiva ministeriale n.463/98, a proposito delle nuove dimensioni dell’educazione alla salute, si sottolinea la priorità di sviluppare "l’intelligenza emotiva che consente di finalizzare le emozioni alle competenze sociali, alla comunicazione con gli altri individui" per "crescere nell’interazione tra pari". Per tutti, giovani e meno, un’indicazione che serve da traccia nella navigazione culturale: alcuni spunti del libro esistono anche nel web, sul sito www.teatron.org/impararegiocando , quasi a voler confermare la struttura pervasiva dell’opera. (graziella) |